Wilden.herbals meets / Intervista a Edoardo Giancola
Wilden. herbals intervista Edoardo Giancola dello studio Zarcola Architetti per raccontare com’è nato il progetto di collaborazione che ha dato vita al bancone espositivo del nostro pop-up store
Edoardo Giancola, come suggerisce il nome, è una metà di Zarcola Architetti, uno studio di architettura di Milano. Il loro lavoro nasce dalla ricerca di una relazione tra tradizioni storiche e interventi contemporanei e prende forma tramite un materiale naturale, prezioso ed eterno, il legno.
Abbiamo fatto una chiacchierata con Edoardo e ci siamo fatti raccontare la filosofia dello studio e la nascita del progetto realizzato per noi, il bancone espositivo utilizzato nel pop-up store di Rinascente Milano.
Ci presenti lo studio Zarcola Architetti?
Lavoriamo tra Milano e i Monti Lessini, in provincia di Verona: siamo due soci e abbiamo due sedi, questo ci permette di attingere da due bacini di utenza differente. Con Federico Zarattini, il mio socio, condividiamo fin dagli anni di studio la stessa ricerca dividendoci tra ambiente rurale ed urbano. Ci diverte occuparci anche di progetti di piccola scala, che possono essere anche allestimenti di mostre, eventi, spettacoli o collaborazioni con aziende come la vostra.
Come è nata la collaborazione con Wilden.herbals?
È nata tramite Nicola e Delfino (due dei fondatori, ndr). Noi facciamo strutture in legno e la nostra filosofia nell’uso dei materiali è quella di lasciarli così come sono: usiamo la materia prima nella sua essenza più pura. Abbiamo trovato una forte affinità nella logica aziendale di Wilden, ovvero quella di tornare alle tradizioni e di utilizzare ingredienti naturali, esplorando anche il processo con cui nascono e arrivano a noi. Queste affinità ci hanno convinto a collaborare per un progetto specifico.
Qual è stata la fonte di ispirazione per il bancone di Wilden.herbals?
L’ispirazione del bancone è duplice: una è formale e nasce dal fatto di recuperare delle strutture di essiccazione. Questi elementi sono ben visibili, con le travi che si intrecciano ed escono una sopra l’altra, richiamando i vecchi essiccatoi.
L’altra, invece, è materica, perché volevamo usare un materiale così com’è senza dover aggiungere nient’altro, che fosse colla o viti, quindi abbiamo dato vita a un insieme di incastri. Si tratta sostanzialmente di unire dei pannelli a dei listelli: due pannelli verticali più tre orizzontali che si sostengono a vicenda tramite dei tagli. La forza di gravità vorrebbe che crollassero su se stessi o verso il suolo ed è qui che entrano in gioco i listelli, inserendosi e bloccando l’impianto. Questo insieme di incastri rende la struttura un elemento unico, è un nodo a secco che permette di tenere tutto in piedi. Grazie a questo sistema siamo riusciti a non utilizzare nient’altro se non il legno stesso, senza colla né viti, per un effetto estremamente naturale.
“Sani e selvaggi” è il motto di Wilden.herbals. Cosa vuol dire per te essere ‘sani e selvaggi’?
Abbiamo cercato di esprimere la nostra interpretazione di ‘sani e selvaggi’ nel nostro progetto, tramite l’utilizzo di materiale così com’è, naturale senza dover aggiungere nient’altro.
Un’altra interpretazione è che volutamente abbiamo ripreso degli elementi di un contesto rurale o, se vogliamo, vernacolare. Mi riferisco agli elementi antichi degli essiccatoi, anche per trascriverne la memoria, cosa che ci ha fatto sentire molto vicini a Wilden, per aver ripreso tradizioni ed essenze che si usavano per qualcos’altro, mescolandone i gusti e creando qualcosa di contemporaneo.