Wilden.herbals meets / Intervista a Libreria Gogogl&Company
Intervistiamo Dani, il cuore dietro al progetto della libreria Gogol, uno spazio di cultura indipendente, dove il tempo si ferma.
Gogol&Company è una libreria indipendente in cui si può trascorrere il tempo leggendo, pensando, lasciando libero sfogo alla creatività senza essere disturbato. La selezione dei libri è curata attentamente dai loro librai, come il rapporto con ogni editore.
Gogol organizza eventi letterari e musicali, corsi di scrittura, letteratura, formazione editoriale e proposte culturali che possano rispecchiarli. Inoltre, offrono uno spazio dedicato anche al co-working, per chi vuole lavorare ai propri progetti in libertà.
Come nasce il progetto della libreria?
Il progetto della libreria nasce dalla voglia di costruire un presidio sociale culturale, di un nuovo modo, quando aprimmo 15 anni fa, di fare libreria, cercando di proporre il codice della permanenza: il poter far fermare qui le persone. Era un momento storico in cui non esisteva granché questa offerta; non esisteva il co-working, non c’era ancora questa esigenza di uno spazio fisico in cui permanere, quindi quando fu proposto uno spazio dove poter fermarsi, dove poter restare per leggere un libro, per poter chiacchierare io e te bevendo una tazza di tè senza che ci fosse l’assillo dello scontrino fiscale: quella roba lì funzionò abbastanza bene. All’interno della permanenza ci era consentito fare il nostro lavoro, in particolare per me, quello di raccontare le storie che avevo letto.
Qual è l’aspetto che ti piace di più nel gestire una libreria?
Il mio lavoro in libreria non si basa sull’essere più intelligente, quanto quello di saper sperimentare e poi raccontare al prossimo. La mia carriera scolastica è stata tremenda, sono tutt’altro che estremamente preparato, quindi questo mi ha portato ad essere curioso, a cercare e scoprire sempre cose nuove.
Qualche tempo fa una ricerca universitaria sugli spazi ibridi ci identificò come un ambito, uno spazio dove c’erano degli influencer analogici: questo perché io bevo Wilden e la racconto come un progetto e un prodotto che mi è piaciuto molto e che quindi ti consiglio; come consiglio alle persone di usare il latte vegetale anziché quello animale o di mangiare meno carne e più frutta e verdura. Tutto questo funziona perfettamente anche con la letteratura che leggiamo. Quindi è questo l’aspetto che mi piace di più, avere uno spazio in cui poterci confrontare, consigliare su argomenti e cose che mi sono piaciute particolarmente e che a me hanno fatto bene.
Cosa vuol dire per te essere “Sani e Selvaggi?”
Il tema del “Sani e selvaggi” mi e ci appartiene molto. Il punto d’arrivo della nostra esperienza di luogo oggi, da divoratori di panini con la salamella e birra artigianale è arrivato ad essere invece un’esperienza estremamente più consapevole. Siamo diventati quasi tutti vegetariani o vegani, molti di noi hanno smesso di bere alcol: è la parte dell’equilibrio fra il corpo fisico e il corpo sottile, fra quello che era un benessere fisico e spirituale adesso ci contraddistingue in maniera prepotente: cioè la nostra ricerca va verso un nuovo obbiettivo, quello di essere sani. Abbiamo iniziato a bere tantissime tisane, e nel approcciarci a questo mondo abbiamo scoperto Wilden, che è diventata anche una parola per noi importante quando presentiamo la nostra proposta sia gastronomica che letteraria.
Mentre Selvaggi è un’altra parte che ha sempre contraddistinto il nostro modo di comportarci in vita. Questa è sempre stata identificata come una libreria punk, forse perché la nostra estrazione culturale era molto vicina a quel tipo di valori. Selvaggio ricorda un ambito a cui sono molto interessato – ricordo di aver letto “L’istanza di Morin”, un filosofo che invitava a ritrovare la connessione con una terra devastata, a ritrovare l’equilibrio tra la terra che ci accoglie e che ci consente di vivere, e il nostro corpo, la nostra macchina biologica. Selvaggio rappresenta il radicamento con la terra, il ritrovare quelli che sono i percorsi dove noi ci riusciamo ad esprimere meglio, che sono naturalmente quelli legati all’ambiente che ci circonda. Queste idee ci hanno portati ad avere dei punti di valore comuni con Wilden: ecco perché ci siamo trovati molto bene con la vostra narrazione, sia degli ideali che dei prodotti. Wilden ci appartiene come un manifesto valoriale e che quindi, ci risulta semplice da raccontare.
C’è un libro che assoceresti a Wilden?
Jean Rolin – Joséphine
C’è una parola che mi piace legare al vostro marchio, o che comunque l’esperienza Wilden ha suggerito a me, che è: eleganza. Questo è un libro estremamente delicato, una storia d’amore che finisce male. È la storia fra due ragazzi tossici; lui ricorda lei quando scompare, sempre con dei momenti per niente drammatici, quanto molto delicati ed eleganti, che è sempre quello che mi ha suggerito Wilden, e che è un ambito che mi interessa moltissimo nella concezione dello spazio-luogo: la ricerca del bello è sempre stato una delle parti fondamentali per me – un bello che non fosse solo di soddisfazione epidermica, quanto proprio di contenuto intellettuale, di profondità narrativa, e Wilden è bello, come questo libro.