Making Wilden | Tempi di Recupero
Dalla gastronomia all’educazione, Tempi di Recupero è la nuova realtà vicina agli ideali ‘selvaggi’ di Wilden.herbals.
Ripartire dalle cose semplici e rivoluzionare il modo in cui viviamo. Dietro ogni piccolo atto culturale, si nasconde una passione. È prima di tutto il rispetto per la natura a muovere ricercatori e professionisti vicini a Wilden. herbals.
Il fil rouge che li lega è la voglia di vedere il mondo con occhi rinnovati e questa è la loro storia.
Tempi di Recupero ri-parte dalla diffusione e dal ‘fare rete’. Non come frase fatta o inflazionato proclamo, ma come spinta propulsiva per immaginare un mondo nuovo, finalmente basato sul recupero declinato in mille e più forme ancora da immaginare. Questo perché è proprio dal riportare al centro l’idea di recupero – in un panorama di grandi consumi – che può ripartire la ricerca e l’innovazione culturale: riappropriandosi di quanto si ha già, fisicamente e culturalmente, e che, mai come ora, ha bisogno dei suoi ‘tempi di recupero’. Abbiamo rivolto alcune domande a uno dei suoi fondatori, Carlo Catani, e questo è il suo racconto.
Com’è nato “Tempi di Recupero”?
È nato in maniera informale, come tema di una serie di cene organizzate con amici alla Osteria della Sghisa di Faenza, ormai nel 2013. Ad oggi di cene ne sono state organizzate oltre 80 in tutta Italia, in cui chef creativi, osti e azdore, hanno raccontato la loro idea di recupero proponendo piatti a base di ricette di quinto quarto, avanzi del giorno precedente o di ricette della tradizione dimenticate.
Le tante interpretazioni del recupero nelle esperienze accumulate nei primi anni, insieme ad approfondimenti culturali, sono state raccolte nel libro “Tempi di Recupero. Scarti, avanzi e tradizione nelle cucine dei grandi chef”, scritto da me con contributi di tanti amici e pubblicato nel 2018 da Quinto Quarto Edizioni.
Dal 2019 abbiamo organizzato la Tempi di Recupero Week – giunta alla terza edizione – una settimana interamente dedicata al recupero in cucina, che ha visto partecipare 180 realtà tra ristoranti, osterie, gelaterie, pizzerie e privati in contemporanea in tutto il mondo e sostenuto progetti affini come la onlus Food for Soul, fondata da Massimo Bottura e Lara Gilmore e l’iniziativa Food for Change di Slow Food.
Dagli inizi sono cambiate molte cose, a partire dalla consapevolezza di tutti. Tempi di Recupero infatti racconta l’importanza della valorizzazione degli ingredienti nella loro interezza, del riuso in cucina e di come, con un po’ di creatività, la filosofia del recupero possa integrarsi con le abitudini alimentari quotidiane. La sostenibilità nel mondo enogastronomico è oggi un assunto e ci piace pensare che qualche semino lo abbiamo lasciato anche noi.
La realtà di Tempi di Recupero è divenuta più solida e più forte, anche grazie all’essere diventata un’associazione culturale nel 2020. Parlando con tanti amici sono emersi stimoli e segnali che andavano tutti nella stessa direzione: “perché non connettere tutte le nostre iniziative e i protagonisti per dar voce al nostro messaggio con più forza?”. Abbiamo così cominciato a dar forma a un network che mette in comunicazione coloro che fanno del recupero della cultura e della sostenibilità la loro filosofia. Alle figure “storiche” di chef creativi, osti, e azdore, si sono aggiunti i gelatieri e gli artigiani del recupero, attenti alla qualità delle materie prime e alla sostenibilità delle produzioni, nonché i vignaioli del recupero, custodi del territorio, della terra e degli antichi vitigni. A completare la rete, i soci POP, tutti coloro che non necessariamente lavorano nel mondo del cibo, ma mettono in pratica la sostenibilità nei gesti quotidiani.
Qual è la vostra missione?
La nostra missione guarda alla valorizzazione delle produzioni sostenibili, all’uso integrale dei prodotti, alla diffusione di una cultura alimentare etica, alla sensibilizzazione del pubblico verso i temi del recupero a partire dall’ambito enogastronomico e alla valorizzazione delle persone e del loro lavoro. Tutto questo è possibile grazie alla condivisione e alla forza della rete del Recupero che ci permette di creare sempre nuove relazioni ed iniziative, anche conviviali, al fine di promuovere una visione sostenibile del mondo.
L’obiettivo è quello di creare sinergie con altri progetti sostenibili e dar voce e risalto a una rete di professionisti e appassionati che condividono con noi gli stessi valori. Il network eterogeneo permette scambi e connessioni tra i vari esponenti che possono sostenersi a vicenda e condividere esperienze, sempre nel rispetto delle buone pratiche sostenibili.
Dove c’è più bisogno di recuperare oggi?
Ora come non mai c’è bisogno di recuperare la cooperazione e la condivisione per sostenersi l’un l’altro. Si devono recuperare le persone, le belle idee e i progetti, per promuovere una rinnovata visione sostenibile del mondo. Siamo di fronte a un turning point che ci mette di fronte a una scelta importante: vogliamo riprendere da dove ci siamo interrotti mantenendo la stessa rotta o vogliamo ripensare una nuova strada più sostenibile? Per questo motivo ritengo si debbano recuperare il confronto e la condivisione, al fine di costruire insieme un nuovo percorso. Ed è ciò che crediamo possa fare la nostra rete: aprire un dialogo, veicolare con potenza un messaggio e creare, insieme, un cambiamento.
Che vuol dire per voi essere “Sani e Selvaggi”?
Sani e selvaggi ci calza a pennello!
Sani, perché è la salute delle persone e del pianeta quella che ci sta a cuore. Sani anche come chiari, aperti e trasparenti, in quel che facciamo e raccontiamo.
Selvaggi perché siamo convinti che l’esempio della natura selvaggia, in cui tutto è utile e fondamentale, sia l’unico che ci possa dare la via per vivere in armonia e salute. E poi ci sentiamo indomiti nel narrare le nostre passioni e trasmettere le nostre idee!