Making Wilden | Alfio Ghezzi
Wilden.herbals incontra produttori, chef, imprenditori e realtà vicine alla filosofia del selvaggio e oggi vi porta a conoscere Alfio Ghezzi, chef stellato con uno stretto legame con l’arte.
Ripartire dalle cose semplici e rivoluzionare il modo in cui viviamo. Dietro ogni piccolo atto culturale, si nasconde una passione. È prima di tutto il rispetto per la natura a muovere ricercatori e professionisti vicini a Wilden.herbals. Il fil rouge che li lega è la voglia di vedere il mondo con occhi rinnovati e questa è la loro storia.
Alfio Ghezzi è un artista, nel vero senso del termine. E proprio dall’arte ha scelto di partire nel 2019, aprendo SENSO, un ristorante tutt’altro che scontato all’interno del museo MART di Rovereto.
Chi lo conosce lo sa che questo non è un semplice museo, è un luogo magico immerso in una geografia lontana dai clamori della ribalta che ispira pensieri e rimembranze nordiche. E nordica è pure la vena di chef Alfio Ghezzi che da SENSO propone un doppio menu, rigorosamente del territorio, con una sorpresa: un menu in versione ‘ridotta’, ispirato all’esposizione in corso nelle sale del museo trentino. Questo perché se è vero che il cibo è arte, declinarlo negli spazi di un museo appare il completamento più naturale perché il risultato sia un vero capolavoro. Abbiamo intervistato chef Alfio Ghezzi e questo è il suo racconto.
Alfio Ghezzi in breve: raccontaci la tua visione della cucina.
Credo che il benessere sia una straordinaria combinazione di semplicità, bellezza e storia di un luogo come il nostro ristorante all’interno del Museo. È qui che cerchiamo di dare vita alle nostre idee, alla nostra cucina perché qui abbiamo trovato i nostri punti di riferimento. Tutto ciò che ci serve è racchiuso in questi spazi e nei paesaggi che ci circondano, indispensabili per far nascere ciò che vogliamo offrire ai nostri ospiti.
La cucina che facciamo è quella che amiamo definire La Cucina del Senso nata per offrire la miglior qualità possibile. Osserviamo le stagioni con coscienza, ci impegniamo a far viaggiare le materie prime il meno possibile, tutti gli ingredienti sono italiani a parte le spezie, il cioccolato, il caffè, lo stoccafisso e l’aringa affumicata, ove possibile locali, provenienti da aziende che lavorano la terra in modo consapevole.
Anche per le bevande abbiamo sviluppato lo stesso pensiero, serviamo prevalentemente vini provenienti da viticoltori artigiani, birre locali, infusi, succhi di nostra produzione e fermentati come kombucha e Kefir.
Noi tutti siamo al ristorante per far vivere la più bella esperienza possibile ai nostri ospiti e ci mettiamo il cuore perché questo è ciò che ci piace fare.
Piante e Natura: un aneddoto nella tua vita/professione.
Sono nato e ho vissuto gran parte della mia vita in montagna, fin da bimbo spesso vivevo la montagna o per fare legna o per fare passeggiate oppure per raccogliere funghi e erbe spontanee insieme a mia nonna. La prima cosa che mi ha insegnato è stata riconoscere l’oxalis acetosella che ci faceva raccogliere in mazzetti da cinque pezzi, tenere per il gambo e mangiare, ma solo le foglie, come fosse uno snack rinfrescante e dissetante.
Ora spesso l’oxalis, come altre erbe spontanee sono presenti nei nostri piatti.
Come hai scoperto Wilden.herbals?
Ho conosciuto Wilden.herbals attraverso un amico comune, Andrea Paternoster apicoltore nomade (vai all’intervista), persona capace di vedere oltre le cose più scontate, e amico fraterno che una sera venne a trovarci al ristorante con Nicola [ndr. Robecchi, uno dei fondatori di Wilden].
Che affinità vedi tra il tuo modo di cucinare e gli infusi?
Il nostro è un modo di cucinare semplice, dove gli ingredienti e i profumi sono facilmente riconoscibili, questo comporta essere essenziali, cercare di estrarre il massimo dal gusto del prodotto e credo che questo sia lo stesso principio degli infusi.
Quando ti senti “Sano e Selvaggio”?
È selvaggio tutto ciò che non è stato “toccato” dell’uomo e nella maggior parte delle volte questo garantisce un ambiente incontaminato e puro. Mi sento sano e selvaggio dopo qualche giorno che torno a vivere la montagna poco conosciuta delle mie vallate.
Foto © 2021 Alfio Ghezzi
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