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Wilden.herbals meets: Gestures of love. Intervista a Johanna Tagada Hoffbeck

Dal recupero dei gesti su tela, a gouache che parlano di ricordo, Wilden.herbals intervista Johanna Tagada Hoffbeck.

Sembra passata una vita da Memories from the Ordinary, prima personale di Johanna Tagada Hoffbeck a Milano. La mostra, curata da Giulia Giazzoli e Joel Valabraga, si è svolta tra scampoli di socialità settembrini negli spazi pop-up di TENOHA. Un luogo di incontro, shop, ristorante e ormai punto di riferimento per chi preferisce sempre la ricerca. Quella di Johanna non è stata però solo una mostra. Da TENOHA abbiamo conosciuto la sua arte e potuto apprezzarne la ricerca, i riferimenti e i percorsi. E proprio dalla triade Wilden.herbals con Johanna Tagada e TENOHA è nata quest’intervista e la nostra collaborazione.

Johanna Tagada Hoffbeck @Tenoha

L’arte di Johanna Tagada Hoffbeck è intima e personale e più che di persone, sembra parlare di cura. Il gesto è l’essenziale, insieme al rito e a tutte le piccole cose che fanno della natura umana un unicum da esplorare. 

Francese, classe 1990, di base nella brulicante Londra, Johanna coltiva il fisiologico bisogno di riconnettersi con la natura appena può. Quando ha un momento tutto per sé torna infatti in Alsazia. Quelle che ai più potrebbero sembrare fughe dai ritmi incalzanti della produzione (anche artistica), per l’artista sono appunto cure auto-prescritte, perché Johanna dell’arte ama il gesto semplice, che solo nella natura sembra per lei trovare espressione più pura.

Pittrice, scultrice, fotografa, regista, la giovane artista ama l’intersecarsi di media, ma non rinuncia al rito della creazione, a quel prendere forma di una narrazione quasi spontanea. In un momento in cui il filosofo Byung-chul Han teorizza e mette nero su bianco “la scomparsa dei riti”, Johanna riparte proprio da lì e dai semplici gesti d’amore. Ecco il suo racconto. 

 All’interno della mostra a Milano ci sono due pezzi dalla serie Gestures of Love: ti va di raccontarci di più su questa nuova serie?

È una serie di quadri che raffigura momenti di tenerezza e amore tra persone sotto forma di azioni fisiche quotidiane. Questo mio progetto è iniziato nella primavera del 2020 durante il primo lockdown. Ho ragionato un bel po’ su come dipingere queste scene. Ora mi pare molto chiaro che l’urgenza di dipingere questi ritratti è emersa mentre provavo sulla mia pelle le regole anti-Covid per la prima volta: indossare la mascherina, evitare abbracci con famigliari ed amici, avere poche interazioni sociali e in modo limitato. Mentre la serie prendeva forma non avevo capito che stavo raffigurando dei momenti di cui sentivo la mancanza – sia sotto forma di osservatrice che come protagonista.

Alcuni quadri sono ricordi di momenti di vita ordinaria – che ho vissuto con mio marito Jatinder o insieme alla mia suocera Bibi. Altri sono scorci di vite degli altri che avevo osservato a distanza e mi avevano fatto sorridere: ad esempio vedere un padre mentre tiene in braccio un neonato ad Auroville, in India, nel 2018. Ho voluto serbare questi gesti a mo’ di balsamo per la mia memoria. La maggior parte dei quadri di questa serie è creata con la pittura per acquerello che mi accompagna da quando ero studentessa.

La cerimonia del tè è un tema ricorrente nella tua poetica. Perché è così importante per te condividere gesti semplici che provengono da scelte coscienti?

Secondo me tendiamo a sminuire il valore dei gesti e delle scelte semplici così come le azioni quotidiane. Ciò che scegliamo di acquistare o mangiare può avere effetti nefasti sul nostro pianeta ma le nostre scelte possono sostenere imprese con un approccio community-oriented, rispettose ed eco-friendly. Ci sono brand con strategie di marketing fantastiche e che giocano la carta green, ma spero che possano entrare in gioco sempre più regole governative e enti di certificazione per ridurre queste assurdità. Spero anche che le certificazioni ambientali possano essere gratis per i piccoli produttori che al momento hanno delle grandi difficoltà economiche a certificare i propri prodotti biologici.

Molti di noi sono stati in lockdown, anch’io tuttora lo sono qui in Inghilterra. Dovremmo capire che non tutti hanno la fortuna di avere una casa e dovremmo agire per aiutare gli altri; questo momento storico è un’opportunità incredibile per mostrarci più empatici più attivi all’interno delle nostre comunità. Attraverso i social media (che cerco di usare per non più di 15 minuti al giorno perché mi fagocitano facilmente) ho potuto osservare che c’è sempre più gente che ama cucinarsi un pasto, scegliere e comprare ingredienti di qualità invece che spendere soldi in vestiti di bassa qualità e di cui non abbiamo bisogno. E poi ci sono sempre più persone interessate al giardinaggio. Penso sia fantastico! Avere una coscienza e fare scelte responsabili è importante ma è anche essenziale lasciare spazio alla spontaneità, agli altri e alla vita in generale. Che per me è tutto fuorché cerebrale.

Ci consiglieresti una ricetta a base di erbe e piante (magari quelle che coltivi nel tuo giardino!) e che usi per le tue infusioni?

In questi giorni mi piace miscelare della salvia secca biologica, che ho fatto crescere in una contenitore qui in Inghilterra, all’ortica secca che ho coltivato in un secchio nel mio paese natale in Alsazia. Unisco tutto questo a del tè verde biologico Gyokuro.

Recentemente l’ho bevuto con una specie di “Chausson aux pommes” fatto in casa (un dolce francese di pasta sfoglia a forma di tasca, ndr) ripieno di composta di mele e cannella. Il piacere puro di questo dolce sta senza dubbio nel connubio di sapori e i ricordi: il Giappone e gli amici, l’Inghilterra, io che acquisto quella piantina di salvia con mio marito Jatinder anni fa, poi la Francia e la mia famiglia.

© 2021 Wilden.herbals – I contenuti sono di proprietà di Wilden.herbals S.r.l., è vietata la riproduzione. Foto © Johanna Tagada Hoffbeck

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